Tutto ciò va considerato per il condizionamento dei risultati definitivi, in particolare nella cura di quelle ferite che non si rimarginano facilmente, perché avere un risultato preliminare non interessa al vulnologo inquanto vuole avere il risultato definitivo globale sul paziente. Soltanto l’aver ridotto alcune delle sue pressioni, che aveva quando veniva curato in un’altro ambiente, è già un grande risultato.
Pensiamo al dolore, il primo obiettivo del vulnoterapeuta è il suo contenimento, la sua riduzione. Non soltanto riguardo al dolore ciclico o acuto che si può avere al momento della medicazione o del controllo in cui già il paziente viene preparato a questo, ma al dolore costante sempre presente nel paziente che non è soltanto un dolore fisico, legato alla ferita in sé, ma anche psichico.
In vulnoterapia, se si è inquadrato bene il paziente, il primo risultato è proprio questo, quel sorriso con cui il paziente si ripresenta alla medicazione successiva, quella specie di affidamento, quella fiducia che il paziente manifesta appena entrato le volte successive alla prima medicazione, quando viene accolto sulla porta dai suoi curanti.
Questo è un elemento essenziale, una cartina tornasole, per vedere se il trattamento olistico sta funzionando.